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Arkeon e media: altra spazzatura in arrivo

Apprendo che l’udienza preliminare sul caso Arkeon si terrà il 19 maggio.

Sarà probabilmente una nuova orgia mediatica – di ampiezza da definire – in cui verranno ribadite le solite cose, senza neanche un minimo di ricerca giornalistica o di contraddittorio.

Non si parlerà sicuramente dell’incredibile vicenda di Raffaella di Marzio, delle affermazioni di Padre Cantalamessa (se non per gettare ulteriore fango) o di Claudio Risé, non si parlerà delle conseguenze di questa campagna di stampa (vedi qui) né si consulterà la discutibile e censurata voce di Wikipedia, non si parlerà degli stupefacenti comportamenti professionali di Lorita Tinelli o delle tante sciocchezze del famoso Tiresia, non si parlerà dell’assurdo caso di Martini o di Fabia o delle testimonianze positive di Arkeon, non si parlerà dell’assenza di un qualsiasi studio serio su Arkeon, non si parlerà del Cesap che dopo dieci anni di studio tira fuori il “Padre Pedofilo” come summa della comprensione di Arkeon (come dire che il succo del comunismo è la tutela della proprietà privata), non si parlerà del padre che convinto dalla super-esperta che il figlio sta in una psico-setta minaccia con le armi il figlio, non si parlerà del’articolo della Di Marzio su Arkeon che concludeva che Arkeon non le pareva una setta, non si parlerà dello sciopero di Martini contro Lorita Tinelli (anch’esso venuto fuori da questa vicenda), non si parlerà di tante altre cose incredibili.

Si riproporranno invece gli incappucciati alla Klu Klux Klan e si mostreranno le famiglie con i bambini di Arkeon a volto scoperto, le solite super-vittime (parlo ovviamente solo di chi so), le mistificazioni, le fantasie, le teorie di Margaret Singer, le psico-sette, il lavaggio del cervello (senza dire cosa ne pensano davvero gli studiosi seri ad incominciare da Aletti), gli abusi dei peggiori, la Chiesa che copre (se è Cantalamessa) o che prende le distanze (perché, purtroppo, la verità della stampa torna comoda a certi ecclesiastici più che la verità vera e anche questo abbiamo visto), l’Ordine degli Psicologi che porta acqua al suo mulino, alla faccia di ogni altra considerazione; adesso c’è pure Povia da tirare in ballo a sproposito (per cui pure i gay si mobiliteranno, anche loro a sproposito).

Ci saranno le TV, i blog che di questo vivono (rimestando il vero e il falso), i giornali. Insomma, un sacco di fesserie dannose e pochi o nessun fatto.

Sono certo che, se non è già stato fatto, sono in corso contatti con media, con giornalisti, comunicati stampa, suggerimenti, materiali inediti, nello spregio di ogni forma di morale, da parte dei soliti noti (che ho visto si sono già attivati nella blogosfera). Il solito giornalismo famelico di cui parla bene Raffaella Di Marzio e che un po’tutti ormai riconoscono lontano un miglio.

Va bene. Prepariamo ad un’altra gogna, ad un altro giro. Ci sono già passati in tanti dai roghi mediatici, dalle cacce alle streghe che in qualche modo ci passeremo anche noi.

Che bella Italia.

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Libertà di reinventarsi

Un foulard rosa e giallo con i fiori rossi in testa, una lunga giacca viola scuro, pantaloni e scape neri. Ma anche un orsetto di peluche attacato alla borsa. L’amica invece ha una tunica verde oliva, ed un foulard a bande intonate, verde oliva, alternate ad altre più chiare, quest’ultime ornate da tondi. Tutte e due dotate di trolley e intensamente chiacchieranti in, credo, arabo. Con la fede al dito, che non so però se abbia lo stesso significato che ha per noi.

Chissà che cosa pensano, quali preoccupazioni, cosa insegnano e sperano per i loro figli. Di quali case si prendono cura, che cosa cucinano tra tradizioni di casa loro e ingredienti italiani disponibili al supermercato.

Questo mi hanno fatto pensare due signore musulmane viste su un mezzo pubblico. I loro figli, o mariti, o cugini, si vedono più spesso; dove vivo, invece, le donne sono meno frequenti.

Qual’è il mio sentimento? Lo ammetto, un filo di nostalgia e anche di timore lo avverto. Di nostalgia per l’Italia quasi solo italiana in cui sono cresciuto, di paura per un Italia in cui la cultura italiana potrebbe diventare minoritaria. Però passano in fretta e la curiosità diventa maggiore.

In fondo i miei antenati si sono visti arrivare visigoti, longobardi, franchi, soldati svizzeri, francesi e spagnoli e quant’altro (e magari facevano proprio parte degli invasori); noi italiani siamo il risultato di questo mescolamento lungamente digerito. Non solo, ho avuto il modo di fare esperienza di quanto sia sgradevole essere trattati da “stranieri” e quindi lasciamo perdere.

Passo a considerare la sfida che si pone a queste donne, ai loro mariti e ai loro figli. Che è la sfida di operare una sintesi tra ciò che sono e sanno, e il mondo che incontrano, questo occidente italiano in cui vivono e lavorano, in cui soprattutto i loro figli crescono ed imparano. Sperabilmente, sapranno trovare nuove concezioni, nuove filosofie.

La concenzione di uomo, donna, madre e padre da passare ai figli, senza rinnegare le radici ma anche proiettandoli verso il futuro.

Anche la società italiana si confronta con il cambiamento demografico, ma più in generale con la più recente modernità. Trovo curioso come, per molti, sia un non-tema la riflessione etica su questa modernità che la Chiesa propone, come se i cambiamenti non richiedessero pensiero e scelte.

Ancora più strano che mi sembra che i tentativi di infondere nuova vitalità nella Chiesa – altre risposte alla modernità – sono perseguitati. Singolare perché questi movimenti sono sempre stata la forza della Chiesa, da S. Francesco a Cluny, e ancora più singolare perché gli attacchi a questi movimenti, spesso rigorosamente cattolici, vengono da fuori dalla Chiesa. I carismatici si sono salvati solo quando la Corte costituzionale ha abolito il reato di plagio. I neocatecumeni sono messi tra le peggiori sette dai cosidetti esperti di cult (poi si scopre dai documenti di questi “esperti”, che sono a volte psicologi aconfessionali, che gli abusi gravi dei neocatecumeni sono solo liturgici).

I movimenti, come Arkeon, che cercano di sintetizzare originariamente esperienze ed influenze, per esempio, degli indiani d’America e quelle sino-giapponesi, ancorandosi comunque al cattolicesimo e senza pensare neanche per un attimo di farsi religione (al contrario della New Age, per esempio), sono anch’essi prontamente perseguitati, proprio perché tentano una nuova sintesi (che diventa spregevole sincretismo). Colpisce quanto questo tipo di nuova sintesi, purtroppo non da una prospettiva cristiana, invece, stia accadendo ovunque nel mondo, come si vede persino nei cartoni animati (vedi Kung-fu Panda).

Emarginato e vituperato è ancora chi vuole ripensare al ruolo del padre e della famiglia, come il movimento maschile (e, anche in questo, più duramente, Arkeon).

Si puniscono quindi sistematicamente e, a tratti, ferocemente gli elementi di trasformazione della società (l’unica protezione sembra essere la Chiesa, almeno in alcuni casi – infatti si ricordi l’attacco feroce a Padre Cantalamessa nel caso di Arkeon).

Il buonismo, o politically correct – che sembra diventare un totalitarismo strisciante delle idee – permette solo agli stranieri di reinventarsi. Gli italiani devono sclerotizzare.

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Io dico basta

Nelle ultime ore, il noto psicologo Claudio Risé ha reso nel suo blog alcune affermazioni su Arkeon (alcune delle quali peraltro non condivido):

Conosco il gruppo Arkeon perché molti pazienti me ne hanno parlato. Più che una setta mi pare uno dei tanti “franchising” similpsicologici di successo presenti nella “terra di nessuno” degli incontri di gruppo. Il suo fondatore aveva ben intuto che gran parte dei malesseri attuali nascono dall’assenza del padre, e su quello ha fatto crescere la sua iniziativa. Personalmente, non mi risulta che fossero particolamente fissati sull’omosessualità, né che abusassero di minori. Comunque, se Luca voleva uscire dalla situazione in cui era, e Arkeon l’ha aiutato, meglio così. Speriamo piuttosto che arrivi presto il processo, perché non si può mettere in galera, le persone per anni, e linciarle a colpi di scoop con testimoni che parlano incappucciati: fa venire i brividi, è roba da Ku Klux Klan, altro che libertà d’informazione. In tutta questa storia, ed anche nel suo messaggio, circola una spiacevole aria di caccia alle streghe. Che il movimento degli omosessuali, persone cacciate per secoli, si riduca a questo, mi dispiace.

…confermando che Arkeon tutto era fuorché una setta, non tutti i gruppi che vi appartenevano erano di alto livello, e non mi pare che i criteri formativi fossero proprio trasparenti. Peccato perché le intuizioni di partenza (che oltretutto hanno fatto ampio riferimento ai miei libri), erano molto efficaci. Spero comunque che la cosa si risolva positivamente per chi vi ha messo forze ed energie.

Ancora piena solidarietà contro ogni rogo mediatico, autentica peste, fisica e morale, del nostro tempo. Cerchiamo di difendere le libertà residue!

Gli interventi sono consultabili nel loro contesto originale.

Tra esperti e figure di spicco che si sono espressi pubblicamente su Arkeon, si può ricordare Padre Raniero Cantalamessa, che parlò di “caccia alle streghe” su “Striscia La Notizia”. Padre Raniero è diventato, mediante il suo tenuo legame con Arkeon (che era però anche conoscenza diretta di alcune persone), bersaglio dei peggiori attacchi da parte della stampa e, a più riprese, della televisione (più recentemente, dopo oltre due anni, il 24 febbraio da parte di Striscia La Notizia). Chi ce l’ha con Arkeon ha la memoria lunga, evidentemente.

Raffaella Di Marzio, che è una delle principali esperte italiana di sette, soprattutto di ambito critico (legata all’internazionale ICSA), ha avanzato dei dubbi sul fatto che Arkeon fosse una setta e si è permessa di iniziare uno studio in materia. A quanto pare, è stata denunciata da una collega alla magistratura, si è vista il sito oscurato per mesi e, a quanto risulta, è ancora oggetto di indagine penale per avere incontrato persone che avevano fatto parte di Arkeon. Evidentemente quello studio “non si doveva fare”.

Martini (uno pseudonimo usato dal curatore del famoso sito contro Scientology, Allarme Scientology) ha osato esprimere solidarità a Raffaella di Marzio in quell’occasione, con parole peraltro molto critiche verso Arkeon (di cui allora non sapeva nulla). Immediatamente è stata denunciata alla magistratura dagli anti-Arkeon per aver solidarizzato con la Di Marzio; contro Martini, è iniziata una campagna di maldicenza che è culminata in un clamoroso sciopero del sito Allarme Scientology.

Massimo Introvigne, uno dei massimi esperti al mondo di nuove religioni, ha chiarito che in realtà di Arkeon si sa poco o nulla (“Arkeon started as a Reiki group but later became both close to the Roman Catholic Church and controversial in gay circles for its willingness to deal with homosexuality as a condition that some can (and did) eventually overcome. Branded as a quintessential “cult” by some media and anti-cult activists, it had its share of legal problems. Arkeon’s ideas are quite complicate, and we at CESNUR do not claim to have a clear picture of them“) e, pur avendo osato esprimere solidarietà a Raffaella Di Marzio, è uno dei pochi, insieme alla Società Italiana di Psicologia delle Religioni, a non aver patito conseguenze.

Anche il Prof. Mario Aletti, pur non citando esplicitamente Arkeon, ha scritto un articolo molto rilevante e, certamente riferito alla vicenda.

Ora, come in ogni luogo in cui si è aperto un dibattito su Arkeon, è iniziata la solita sequela delle “vittime” anche sul blog di Risé. Tra le stupidaggini comparse, ne prendo a caso tre:

– “Subire insulti quotiani, molestie e molte altre cose. Perchè volete zittirci con false e tendenziose notizie che mettete in rete? Perchè non dite la verità alle persone che contattate?”

Questa è interessante perché rivela un metodo di interesse culturale più ampio. Tu mi meni, io grido “mi hai menato”, tu gridi più forte “tu mi hai menato!”. Ma siccome tu lo ripeti più spesso, con più connessioni con i media, e siccome tu hai fatto passare a tutti il messaggio che io sono un figlio di nessuno, sono io che ho menato. Con la certezza che il 99% delle persone crede a chi è maestro a farsi vittima.

“Le persone che qui scrivono pro arkeon sono molto vicine ai vertici o ex maestri.”

Che, oltre ad essere nel complesso una delle solite balle, è da imparare per utilizzare all’occorrenza. Perché se qualcuno interviene contro di voi e dice “no, io ho frequentato poche volte”, la risposta è pronta “allora non potevi sapere tutta la verità”. In ogni caso, l’interlocutore è deligittimato

“Ricordiamoci che diversi padri non parlano più con figli seguaci di arkeon”

a prescindere dal fatto che Arkeon non esiste più, mi sembra interessante capire perché alcuni padri possono essersi comportati così. Nella mia esperienza, in rarissimi casi, quando un figlio chiedeva al proprio padre, dopo anni di distanza, di passare un po’di tempo insieme, o addirittura di venire al seminario per eventualmente dare la benedizione paterna, alcune madri se la prendevano di brutto, pensando, erroneamente, che il ritorno del padre le sminuisse e arrivando a proibire al padre di andare ai seminari ( qualche padre tristemente accosentiva). Questo raro problema è diventato in alcuni casi molto più serio quando è iniziata la campagna mediatica di cui protagonista è stata Lorita Tinelli. Allora, si è tentato di scardinare le famiglie di Arkeon, di pompare direttamente le madri (e i padri) contro i figli, di entrare in giovani famiglie per imporre la visione della psicologa barese. Qui sì, si sono verificate situazioni decisamente pesanti

Ora so che, dopo queste dichiarazioni a favore di Arkeon da parte di qualcuno, segue rapida la rappresaglia. Rappresaglia che prende diverse forme. Ci sono stati interventi sui posti di lavoro, a quanto ho sentito. Grazie ad una fitta rete di connessioni e il silenzio irresponsabile di tanti, si colpiscono le famiglie nella loro intimità, come è accaduta alla famiglia passata su Striscia La Notiza (a severo monito degli altri perché, evidentemente, non hanno aderito alla campagna anti Arkeon) o a quelle passate a Terra!, oppure scatta un qualche nuovo articolo su giornali che non controllano nulla, o, finché funziona, scatta la censura.

Censura vuol dire far chiudere siti, blog, forum perché la propria versione sia l’unica disponibile.

Quindi, se scomparisse questo blog perché, oltre alle mie idee, parlo anche di Arkeon, esercitando un mio diritto costituzionalmente tutelato, poiché ci sono i precedenti (e ne cito solo uno), non dovrebbe essere difficile sapere, con buone probabilità, di chi è la responsabilità.

Per quanto riguarda Risé, qualcuno ha già scritto una frase chiave “Il dottor Risè capirà che le indagini e la Magistratura dovranno fare il loro corso”: le stesse cose che si dicevano alla Di Marzio  e per cui poi è stata incredibilmente indagata.

La più grande tristezza è che la montagna di cose senza senso, di cose non vere, di mistificazioni, di insulti e manipolazioni che è stata riversata nell’etere, sulla carta stampata e su Internet ha seppellito (non parlo dell’aspetto giudiziario che conosco poco) ogni possibilità di capire se veramente in Arkeon c’è stato qualche abuso e qualche errore. E di questo, nonostante l’abilità nel fare le vittime e le connessioni mediatiche, se ne stanno accorgendo in tanti.

Non so quale sarà la prossima mossa contro di me, sul blog o su altro terrenno, dei soliti noti.

Però, io dico basta. Non ne posso veramente più.

E dico anche che se questo può succedere e continuare in Italia, allora preferirei non essere italiano.

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