Raffaella di Marzio: archiviato il procedimento

Finalmente il caso assurdo di Raffaella di Marzio si è chiarito.

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Arkeon, la Roma e Lazio-Inter

Negli ultimi giorni è successo un fatto istruttivo, almeno per me: si tratta della partita di campionato tra Lazio ed Inter, e soprattutto della polemica che è seguita.

Subito dopo la partita, per chi l’ha seguita in viaggio come me, alla radio, i commenti sono stati pacati. La Lazio forse poteva fare di più, ma era evidente che mancasse la motivazione. Mancava certamente la motivazione ai tifosi, si diceva, anche dopo i recenti atteggiamenti di Francesco Totti.

Sempre alla radio, solo la mattina dopo, ho sentito montare la polemica. L’atmosfera, dopo una notte che avrebbe dovuto portare consiglio, era cambiata: era diventato uno scandalo, la Lazio non ci aveva neppure provato, ecc.. Strano però che in trasmissione fosse invitato solo un rappresentante della Roma. Nessuno dell’Inter o della Lazio.

I giornali online (ho monitorato il Corriere) poi hanno rilanciato solo le dichiarazioni (o quasi) a favore dello scandalo. Solo Moratti è riuscito a parlare.

Ma dite che non c’era nessuno che voleva ribattere? Ne dubito.

Solo in serata, del giorno dopo, il presidente della Lazio, Lotito, è riuscito a farsi ascoltare. Ha dovuto ritirare fuori una notizia di giorni prima, addirittura una minaccia d morte, perché la sua replica ci fosse e non parlasse solo la Roma.

Alla fine, a quanto mi riferiscono, montato lo scandalo, con l’intervento di vari polemisti di mestiere, la Roma ha avuto l’inchiesta.

Si dirà: è l’opinione pubblica.

Falso. Mi sono letto i commenti sul sito del Corriere e la stragrande maggioranza era di posizione opposta a quella espressa dai media. Cioè pensava che non ci fosse nessuno scandalo, nessun bisogno di fare un’inchiesta.

Si dirà che sono i giornalisti a voler montare le polemiche. Non ci credo più.

I giornalisti e gli esperti si sono accodati a quello che gli veniva chiesto, e non hanno fatto il loro mestiere. Ma sicuramente, invece, qualcuno del mestiere (PR?) sarà riuscito ad ottenere che vi fosse un solo ospite della Roma in radio. Qualcuno avrà parlato, agitato, telefonato: avrà i canali giusti per fare uscire gli articoli giusti. Naturalmente i giornalisti non si preoccupano di assicurare il diritto di replica.

Evidentemente la Roma ha le risorse economiche e i contatti giusti (per carità non fa nulla di illegale). La Lazio meno. Ma qualcuno, almeno, ha consigliato a Lotito di sparare grosso e gli ha permesso, attraverso vari contatti, di far uscire la sua replica. Intanto l’inchiesta però era partita. Ma senza almeno la forza della replica la cosa sarebbe stata molto peggiore, la Lazio avrebbe rischiato chissà cosa, squalifiche e quant’altro, specie se non fosse in grado di permettersi avvocati di livello sufficiente.

Ipotizzo che ci sia un altro Moggi? Non lo so. Dico solo che la mancanza di etica professionale dei giornalisti e la tendenza a seguire i trend suggeriti si combinano con le abilità di certi professionisti.

Cosa c’entra Arkeon? C’entra perché il meccanismo è lo stesso. Il giornalismo non esiste e segue solo quello che gli viene suggerito, senza neanche la decenza del diritto di replica. Poi ci sono i gruppi di interesse (come la Roma), le “vittime”, i contatti e le risorse per creare il caso. Poi seguono i media.

Benvenuti in Italia, AD 2010.

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Arkeon, eliminare il Padre, ad incominciare da Giovanni Paolo II

Giovanni Paolo II

Chi ha frequentato i seminari di Arkeon (e non ha desiderio di vendetta o appetito di risarcimenti) ricorderà con commozione il Padre Nostro in latino cantato da Giovanni Paolo II. Per molti sarà anche il ricordo di un momento straordinario di incontro con il proprio padre o con il proprio fratello, o con un amico, o con gli uomini. Non ci rendevamo conto allora di quanto unica e privilegiata fosse quella possibilità di incontro degli uomini, e come facilmente e crudelmente potesse essere spezzata.

Ancora più caro e commosso quindi il ricordo.

Non dimenticherò mai queste parole, e la voce che le pronuncia:

“Tu sei mio Figlio. Io oggi ti ho generato. Io gli sarò Padre, egli mi sarà Figlio. Sono parole profetiche. Esse parlano di Dio che è Padre nel senso più autentico ed alto del termine.

Dice Isaia: tu sei nostro Padre. Noi siamo argilla e tu colui che ci dà forma. Tutti noi siamo opera delle tue mani

Sion ha detto: “il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato”. Si dimentica forse una donna del suo bambino? Anche se ci fosse una donna che si dimenticasse, io invece non ti abbandonerò mai.

E’significativo che nei brani del profeta Isaia la paternità di Dio si arrichisca di connotazioni che si ispirano alla maternità.

Gesù annunzia molte volte la paternità di Dio nei riguardi degli uomini, riallacciandosi alle numerose espressioni contenute nell’Antico Testamento. Per Gesù Dio non è solo il Padre di Israele, il Padre degli uomini, ma il Padre Suo, il Padre mio.

Pater noster qui es in coelis…”

(Giovanni Paolo II)

Torno con il pensiero a queste parole perché, avendole ascoltate quasi per caso, mi sono accorto che avevano un effetto meno profondo del solito. A pensarci bene, non mi fidavo, non mi affidavo alle parole di Giovanni Paolo II; le ascoltavo, anzi, quasi con scetticismo.

Non mi è stato facile capire il perché. Nella campagna contro la Chiesa degli ultimi tempi, soprattutto negli Stati Uniti, si è assistito ad un coinvogimento della figura di Giovanni Paolo II, il quale, al contrario, almeno in parte, di Benedetto XVI, avrebbe “coperto”, “insabbiato” vari casi di abusi.

Non mi interessa discutere se questo sia vero o meno. Ma mi sembra evidente che tutto ruoti sull’energia che è stata messa in questa – sacrosanta e necessaria – battaglia, non certo su complicità o peggio ancora.

Quello che mi interessa è invece l’effetto dirompente che questo ha sulla percezione, anche in una persona molto critica verso questo giornalismo “progressista” come me, di un uomo eccezionale come Giovanni Paolo II. O, forse meglio, della figura simbolica che egli rappresentava (e rappresenta) per me.

Non credo peraltro che questo attacco a Giovanni Paolo II sia casuale, ma che ci sia l’obiettivo di distruggere la memoria di una figura carismatica, di un Santo che tale era anche agli occhi di tanti – soprattutto giovani – che sono tiepidi nei confronti della Chiesa in generale.

Più profondamente, si tratta di distruggere la fede che ci possa essere un uomo giusto, pulito e buono, realmente dedito agli altri e a Dio, che non sia mosso solo delle umane bassezze. In fondo, l’obiettivo è di portare tutti a credere che la pulizia interiore, l’eroismo non esiste ed è inutile cercarlo.

Chi è passato da Arkeon sa di cosa sto parlando. Per me questa è la demolizione della figura del Padre, o comunque degli antenati maschili. Si cerca il difetto, l’errore che metta una distanza, una diffidenza del figlio verso il padre. Ove, naturalmente, il padre (terreno) non può essere perfetto; anzi. Ma la necessaria comprensione dei limiti del Padre è tragica se invece diventa separazione dall’amore e dall’identità paterna. Ed è proprio questo che interessa: il figlio lontano, nel cuore, dal padre è senza fede, senza forza, senza amore e facilmente manipolabile.

Ma perchè? Credo davvero che, come si diceva, l’obiettivo sia il potere.

E il pensiero va, come in apertura, a chi, grazie a varie complicità, ha dimostrato di avere tanto potere da sovvertire completamente i fatti nella vicenda di Arkeon. Potere che mira solo ad aumentare.

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Arkeon, distruggere chi non si allinea alla versione mediatica

Ho letto i bei post di Fioridiarancio e sto pian piano leggendo i contributi sugli altri blog (Klee, Riflessioni su Arkeon, ecc.).

Le ultime puntate della vicenda di Arkeon sono state sconvolgenti per la mancanza di un qualsiasi scrupolo da parte di chi le ha promosse e di chi le ha eseguite. Ma non sono sorprendenti.

Ormai da tempo ho compreso che, in pratica, il giornalismo in Italia non esiste. Non c’è una ricerca di obiettività, non c’è un minimo standard professionale ed etico, per esempio quello di sentire l’altra parte coinvolta. Il circo mediatico, gestito da “giornalisti” di carta stampata o televisione, amplifica solo quello che portatori di interesse ben introdotti gli servono bello che pronto, meglio se demagogicamente vendibile (e paghiamo le tasse per sostenere RAI e carta stampata?).

Non è sorprendente che si vada a colpire, con l’intento di annichilire, un sacerdote che giustamente Fioridiarancio definisce straordinario. Non sorprende che si mandino in chiaro i volti dei bambini in violazione di ogni etica e morale (e norma vigente). Non sorprende che si usino materiali che non dovrebbero poter essere diffusi. Non sorprende perché noi di Arkeon, noi che sappiamo la verità, non quella trascendentaale ma quella fattuale dei seminari, e non la rinneghiamo, siamo delle non-persone. Come in tutti i peggiori regimi, il nemico pubblico non ha umanità, né diritto, tantomeno di parola.

Non sorprende che si vadano a raccontare in televisione fatti che mi risultano totalmente inventati. Quando si inizia a non dire la verità e si vedono solo premi per questo (addirittura candidature politiche a quanto leggo), è chiaro che ci si cala sempre più nel ruolo della “vittima” o del “supertestimone”. Ci si gonfia. Tutto si può. E viene anche voglia di schiacciare chi in passato ci ha detto cose sgradite. Ora posso. L’ego, senza limiti, premiato proprio mentre tradisce le regole più sacre ed antiche, tra cui quella di dire la verità su questioni così importanti, odia sempre più di tutto quello che era limite al proprio narcisismo.

Non sorprende che si tradisca la fiducia e sincerità dei cerchi. Anzi, è solo l’inizio, se solo ne avranno la possibilità. Ci sono in gioco soldi, potere, carriere, riconoscimenti, e persone che, per questo, sembrano disposte a tutto.

Non mi stupisce che, guardandosi allo specchio, vogliano distruggere ogni traccia dell’innocenza cui hanno così drammaticamente rinunciato.

E lo fanno cercando di togliere per sempre la fiducia delle persone a poter raccontare di sè ai propri fratelli.

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1 aprile all’inverso per Arkeon: una proposta per i media

Con l’approssimarsi del primo Aprile, festa in cui tradizionalmente si raccontano stupidaggini assurde, cose non vere, vorrei lanciare una proposta diversa ai media. Premetto che i media, per me, hanno da anni fatto “primo Aprile” per 365 giorni all’anno a spese di Arkeon, raccontando quanto  sono un sacco di assurdità, non verità, facendo scandalismo per nulla connesso con la realtà.

Ecco la proposta: perché non fare un primo Aprile all’inverso quest’anno e raccontare un po’(almeno un po’) di verità su Arkeon l’1/4/2010?

Sarebbe bello che aderissero anche alcuni rappresentanti del movimento anti-sette…….

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Processo Arkeon e la manipolazione dell’informazione

Non credevo possibile che un gruppo di persone con gli appoggi giusti, ma tutto sommatto un gruppuscolo di persone poco preparate, potesse riuscire a tanto: costruire una vicenda mediatica e anche giudiziaria manipolando completamente la realtà.

Lo ribadisco ancora una volta: per quanto incredibile, quanto si sente in TV su Arkeon non è per nulla vero. E’sconvolgente come una versione dei fatti che centinaia di persone sanno essere totalmente falsa possa essere propagandata e ripresa passivamente dai media. E’sconvolgente come tutto questo possa essere basato su esperti che in realtà non sono esperti per niente e su teorie che sono respinte da tutta la comunità scientifica (parlo delle strampalate teorie sul lavaggio del cervello che si riescono a vendere alla televisione, mentre in un congresso scientifico non sono neppure presentabili).

Insomma, questa è, accanto al dramma umano di innocenti accusati, di famiglie mandate in crisi per l’arrivismo di qualcuno, una grande lezione su quella che è l’Italia di oggi. Bastano i contatti giusti, basta forse un’ agenzia di pubbliche relazioni e non è difficile imporre una versione dei fatti all’opinione pubblica, condendola di quanto fa scandalo, anche se non c’entra niente con la realtà.

Oggi, ogni volta che leggo il giornale, mi domando quale gruppo di interesse economico o di altro tipo ha sponsorizzato la realtà che leggo, che probabilmente ha poco o nulla a che fare con i fatti. E’una vergogna per la professione del giornalismo, per i giornali e per la televisione, che per quello che vale sarebbe meglio sostituirla con i blog e Facebook.

Ma lo sapete che tutte le persone non legate -tra cui studiosi – a Lorita Tinelli che hanno provato a studiare Arkeon sono state dalla Tinelli stessa denunciate alla magistratura? E che Raffaella Di Marzio è stata così impedita dallo svolgere uno studio che poteva confermare o smentire Lorita Tinelli, quella che ora va in televisione, in modo che solo la versione del Cesap potesse essere presentata?

Leggete un po’ e scoprirete che grande falso è quello costruito ad arte su Arkeon, a danno di centinaia di persone innocenti.

Aggiornamento ad aprile 2011:  il procedimento nei confronti da Raffaella Di Marzio è stato formalmente archiviato su richiesta dello stesso PM Bretone “per infondatezza della notizia di reato”.

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Arkeon: vicenda kafkiana

Ritorno dopo tanto tempo nell’imminenza della prima udienza del processo intentato contro Arkeon, di cui si è già detto tanto.

Non credo di avere mai assistito, o di essere mai venuto a conoscenza, di una vicenda più kafkiana, in cui un manipolo di persone interessate, di arrivisti con l’unica certa convinzione di dover arrivare da qualche parte e la mediocrità dei media, oltre ad un sistema che non funziona, hanno stravolto la verità con tale assordante successo. Spero che le cose vengano rimesse a posto al più presto.

E, a chi oggi si fa scudo di indagini e processi, dico che la verità non si cambia: centinaia e centinaia di persone sanno che quella costruita a tavolino e sui media è solo un castello di cose non vere.

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“Setta” Arkeon, presi in giro milioni di italiani

Nei prossimi giorni, c’è un evento importante nella vicenda giudiziaria di Arkeon. Non ho molta fiducia.

In questa storia, infatti, sono stati presi in giro milioni di italiani da media sempre pronti allo scandalismo senza etica e professionalità, da associazioni con coperture di vario tipo ma nessuna (a mio giudizio) reale preparazione scientifica ed etica, da individui (pochissimi) che hanno scritto storie non vere o mistificate per vendette personali e, lo dico con il massimo dispiacere, da altri che, in questo paese, dovrebbero avere come primo obiettivo l’accertamento della verità. Sono mie idee, però basate su quanto letto e vissuto personalmente negli anni.

A milioni di italiani è stato fatto credere che Arkeon fosse una setta, cosa non vera, ed è difficile trovare una sola cosa vera tra quanto riportato da media e cosidetti esperti (che si fanno scudo dello più insidiosia pseudoscienza per proporre, oltre a pseudofatti, pseudoteorie). Si è costruita una storia di impatto mediatico che non ha riscontro nella realtà, forse per regolare certi conti (come ha scritto qualcuno).

Penso piuttosto sia la pochezza di questo paese, e la facilità con cui il ripetere “sono un esperto” o “sono una vittima” (peraltro spesso dalla stessa persona a tempi alterni) alla fine venga creduto.

Ho conosciuto Arkeon,e so cos’era; e se c’è stato qualche errore, è stato isolato. Ormai lo hanno scritto in decine di persone su Internet, a volte con accenni critici, ma smentendo la versione di forse cinque persone che tapezzano la rete delle stesse cose ripetute ossessivamente. I loro racconti possono appassionare chi è alla ricerca della setta di cui spaventarsi o del fatto di cui scandalizzarsi: ma non trovano corrispondenza nei fatti (e parlo per esperienza).

Ma in un paese come il nostro, cinque persone con gli appoggi giusti, con l’espertismo e il vittimismo giusto, fanno in fretta a mettere nel sacco milioni di italiani.

Perché, con quanto è stato raccontato dai media, Arkeon non c’entra nulla e la verità è stata avvolta nella nebbia di cose non vere.

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Gli adolescenti e la sessualità sociale

Come sempre in maniera intelligente ed originale, Claudio Risé ha scritto di recente un articolo su adolescenti e sessualità, soprattutto in rapporto alla violenza e alla mancanza di educazione alla sessualità. Educazione alla sessualità che moderi la sua natura primordiale e la inquadri nel rispetto della persona.

Vorrei aggiungere un’altra prospettiva cui ho accennato in un commento all’articolo di Risé.

Ho l’impressione, con altri, che sugli adolescenti si scarichi una corrente erotica e frustrata presente nella nostra società. Penso che sia in una qualche misura un fenomeno di sempre, ma, secondo me, da un po’di tempo l’età delle modelle e anche la comunicazione pubblicitaria sembra scivolare maggiormente verso l’adolescenza (e prima). Si tratta di un trend che si osserva da anni, sicuramente, ma non per questo trascurabile.

A mio avviso questo trend si spiega con un elemento fondamentale. La sessualità, sotto la pregnante realtà del piacere fisico, è anche una ricerca di innocenza e la nostra società sempre meno innocente trova nell’adolescenza, per quanto essa stessa aggressiva, un’innocenza di cui nutrirsi.

Osservo quindi sulle spiagge italiane una nudità sempre maggiore, soprattutto da parte degli adolescenti, su cui è facile fare del moralismo. Quella della vita bassa – nei ragazzi – che lascia in vista vari boxer Calvin Klein non è moda di adesso, ma che per ora non passa. Una cosa analoga succede alle ragazze con lo stile ispirato alle Winks. C’è un trend collettivo verso un sempre maggiore svestimento degli adolescenti e una loro sessualizzazione.

Come dicevo, credo che da una parte vi sia una richiesta da parte della società di eros che gli adolescenti, bombardati dalla pubblicità e dalla comunicazione, soddisfano. Ma, in questo svestimento, c’è anche la risposta degli adolescenti che consiste nello spostare l’attenzione dagli occhi, dal viso, dall’anima, al corpo. E quindi, nella scelta volontaria di mostrare il proprio corpo, in parti sempre più intime (la vita bassa come il sedere più o meno scoperto), c’è anche una difesa, dove lo sguardo dell’altro deve andare al corpo per non violare l’intimità che ci sarebbe nello sguardo. Sospetto che anche dietro ai piercing spesso ci sia una strategia inconscia simile: far distogliere lo sguardo per nascondersi, come anche sfidare l’altro per vedere come si comporta davanti alle apparenze sgradevoli (il piercing). O per rendersi piacevoli solo ai propri simili.

Immagino dunque che, partendo dalla tradizione degli arabi, il velo, non il burka che è qualcosa di diverso, vada letto anche come estrema risposta al tentativo di fisicizzare l’altro, come costringere l’altro a parlare con gli occhi, che sono lo specchio dell’anima, invece che a cercare il corpo.

Forse alla fine, l’adolescente di oggi davanti alla persona che ama non si sveste, si veste.

Perché, in fondo, nell’incontro con lei (o con lui), quanto più intimo esso è, voglio incontrare l’anima, mentre il corpo è “solo” uno straordinario e meraviglioso tramite.

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Sono fiero dell’esperienza di Arkeon

Volevo seguire il filo dei discorsi, ma, giracchiando qua e là, ho trovato che i soliti, oscuri suggeritori (probabilmente) stanno cercando di mettere in difficoltà una persona (cui va la mia solidarietà) per via di Arkeon, ovviamente al passato (nessun link perché chi si presta a queste operazioni non merita certo di essere citato). A conferma, se ce ne fossero ancora di dubbi, di  che genere di persone siano questi oscuri suggeritori (che siano loro all’opera è la relazione temporale e le modalità che me lo suggeriscono) che delle vittime, almeno loro, hanno veramente ben poco.

Aggiungo che sono fiero dell’esperienza di Arkeon. La verità è stata stravolta in una maniera talmente sconvolgente che il caso Boffo – al confronto – mi sembra infantile. Prima o poi, spero, tutto questo verrà fuori.

Un pensiero a chi, passato dall’esperienza di Arkeon, pensa che questo trattamentosia riservato a pochi e che gli “oscuri suggeritori” non colpiscano chiunque appena possono.

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